Questa scuola evita di cercare i suoi principi fondativi negli specialismi tipologici, sforzandosi piuttosto di fondersi con la città, lasciandosi contaminare dal linguaggio dei suoi spazi urbani e facendo entrare i flussi cittadini all’interno dei suoi ambiti. Le regole insediative dei paesaggi irpini vengono ripercorse nella ricerca di una misura di volumi e spazi, nel ritrovare una modellazione basamentale, radicata e articolata, fatta di suoli artificiali attraversati e percorsi da un sistema di rampe e scale, da spazi gradinati e da belvedere, che conducono dalla piazza verso il Castello, rilegando la sottile tela del sistema dei percorsi e dei luoghi di Ariano. L’esperienza fisica e quella percettiva si fondono: in questi spazi la misura è ridotta, la percezione sezionata, con alcuni improvvisi squarci verso l’orizzonte del paesaggio.