luogo: Sesto Fiorentino, Firenze
cliente: Università degli Studi di Firenze
superficie lorda: 4296,60 m²
costo: 5.206.978 Euro
Il piano urbanistico del Polo Scientifico dispone la realizzazione di tanti isolati quadrati uguali e chiusi su tutti i lati. Ma non ho mai creduto a questa visione ancien régime della città, con i suoi quartieri pittoreschi e fuori tempo. Viviamo invece nella mezza luce fra luoghi chiusi e luoghi aperti e ho sentito il compito di riversare questa condizione nel progetto urbano. Inoltre ero certo che il tema del progetto andasse ricercato negli spazi industriali, nel costruire tecnico, guardando all'eredità dei politecnici, della cultura illuminista, autonoma, classificatoria e tipologica. Nella nostra disciplina quell'approccio tecnico si é dapprima fissato nell'assemblaggio durandiano di pezzi discreti e disponibili, poi nello studio distributivo funzionalista, quando la casa era stata concepita come un congegno meccanico - machine - e la scomposizione dell'organismo in pezzi ed elementi era stata eretta a poetica e strumento di rappresentazione del metodo. Nel progetto di spazi per la ricerca tecnologica dovevo tornare a mostrare i meccanismi interni: la struttura, l'involucro, la distribuzione, la pesantezza e la logica. Ma tutto ciò autorizzava a ridurre l'organismo in rudere? Mi è sembrato piuttosto che dovessi smontare la serie: tutto il complesso doveva ricondursi a serie, ma anche alla sua alterazione. Perché un problema della ricerca scientifica è recuperare l'immaginazione, la variazione arbitraria dei processi ripetibili e l'organicismo che ne turba la serialità predicibile. Dovevo inoltre smontare la finitezza delle cose e della razionalità, introducendo deformazioni e regressioni capaci di rivelare i meccanismi interni di organizzazione: per questo l'isolato si schiude, frammentandosi in elementi polari, la serie si altera, l'involucro degli edifici si apre per mostrare il contenuto e la sezione ne marca i limiti, esibendone la costruttività, quando la leggerezza sostiene una pesantezza. Lungo questo cammino ho cercato di sottrarre la tecnica utilitaria alle banali certezze e alle consuete strumentalizzazioni volgari, riconducendola a un ambito ispirato, ove il pensiero e i valori potessero trasformarla in technè.