luogo: Firenze
Questa opera scaturisce da un dialogo fra più autori - alcuni con una comune consuetudine di ricerca e di Scuola - guidati da Paolo Zermani, e culmina nel frammento affacciato su Piazza Tasso e prossimo alle mura. Oltre al restauro di parte del convento, il progetto ha meditato a lungo sulla forma di una scalinata in fregio alla piazza, per raggiungere una sala conferenze posta nell'altana. E' il nuovo fronte del convento verso piazza Tasso e dialoga con la vicina postierla, con le mura adiacenti, con i volumi del convento, recuperandone le tracce, i profili, la materia e il tono; misura delle presenze storiche e misura del nuovo si intrecciano, mostrando le difficoltà del pensiero contemporaneo.
Per questo gli etimi del progetto vengono tutti dalla rilettura dei luoghi, stavano già là, dovevano solo essere riconosciuti, raccolti e ricomposti: mura, finestra, porta, ballatoi, gronde, spigoli e sezioni, radicarsi e inventare lo spazio interno. Ma componendo questi materiali consueti, ponendoli uno accanto all'altro, sono nate reazioni inattese: forse per questo la frontalità massiccia che si percepisce dalla piazza, diviene esile e trasparente, appena ci si sposta di spigolo - come aveva insegnato la prospettiva raggiante di Brunelleschi - e diviene addirittura un tratto di “città variabile” per chi proviene da via di Camaldoli, quando la pesantezza del fronte si fa permeabile e dinamica, lascia filtrare lo sguardo verso l'alto e invita all'ascesa, delineando un tratto di spazio urbano verticale, o forse obliquo. Anche l'impaginato di facciata, così bidimensionale nella sua organizzazione, risulta negato dalla profondità spaziale della finestra e soprattutto da quella lunga fessura verticale che indica una porta aperta, con un linguaggio antico, non meno che pop e tipico degli oggetti d'uso quotidiano. L'esperienza di entrare e salire, più che la vista frontale, è un'offerta alla città: nell'accesso all'altana tutte le viste di Firenze, del giardino Torrigiani, dei tetti e del cielo sopra la città, accompagnano i passi e alleviano la salita costituendo un tratto di spazio pubblico. Così il paziente lavoro di rilettura dei luoghi e di trascrizione dei codici, ancorché stanca ripetizione della storia, trova, mediante inedite relazioni sintattiche, i modi per esprimere la propria contemporaneità.