Negli ultimi decenni la vita nelle scuole è cambiata profondamente. Da una parte le innovazioni tecnologiche hanno consentito lo sviluppo di strumenti, tecniche e strategie del tutto inedite e, con esse, la predisposizione di nuovi ambienti di apprendimento, plurali e flessibili. Dall'altra, i processi di globalizzazione ed i crescenti flussi migratori hanno determinato una popolazione scolastica eterogenea, portatrice di culture e valori plurimi. Da tempo ormai l'Unione Europea sta promuovendo l'adozione di stili educativi volti a formare competenze spendibili nella complessità di un mondo in evoluzione. La scuola è chiamata ad interpretare tutto ciò, a diventare laboratorio di formazione. Al centro di essa non è più l'insegnamento ma l'apprendimento, non più le conoscenze, il sapere, ma il saper fare, il sapere agito, che renda capaci di comprendere i costanti cambiamenti e di muoversi agevolmente in essi. L'attenzione si è sempre più concentrata sulla diversità umana, sui bisogni formativi di ciascuno, sui personali stili di apprendimento e di pensiero causati dalla disabilità, da disturbi evolutivi specifici, dallo svantaggio socio-economico, linguistico e culturale. Solo rispondendo ai diversi bisogni la nuova scuola può diventare davvero inclusiva e le tante buone intenzioni possono divenire buone prassi, in termini di individualizzazione e personalizzazione. Una scuola per tutti e per ciascuno. Le parole chiave del progetto degli spazi sono, quindi, per noi: inclusività e apprendimento esperienziale. Il progetto propone un’idea di scuola innovativa che nasce dalle radici del luogo, dalla sua identità più profonda: la vocazione agricola e la presenza del Monte Arcosu (riserva del VVF).; per questa ragione abbiamo pensato ad una farm school , un luogo dove l’elemento di naturalità disegna le forme degli edifici e ne arreda gli spazi interni. La realizzazione di tre scuole e di un centro civico così grandi in un’unica area avrebbe rischiato di generare un’importante densificazione di una porzione di paesaggio, oggi invece così rarefatta, proprio per questa ragione abbiamo pensato di
non dover disegnare degli edifici , bensì di costruire un pezzo di paesaggio ed i destinarlo agli spazi della nuova scuola. Così il filare di alberi preesistente diventa una strada/agorà coperta che accoglie bambini e ragazzi e consente l’accesso alle due scuole, sebbene opportunamente differenziato, così gli appezzamenti di terreno circostanti diventano corti e patii interni, a volte giardini pensili. Scuola, dunque, intesa come laboratorio continuo, un luogo allo stesso tempo di gioco e di apprendimento dove tutto è formazione, tanto le attività svolte all’interno delle aule e dei laboratori quanto quelle svolte all’aria aperta anche perché in questa scuola è possibile fare anche lezione all’aria aperta quindi non è così facile distinguere tra le due tipologie di spazi. Volevamo che fosse un luogo che nascesse dalle vocazioni del luogo perché il nuovo polo scolastico rappresenterà non solo l’istituzione pubblica, ma anche proprio un luogo di aggregazione per la cittadinanza, un catalizzatore sociale. La strada/agorà coperta, infatti, è strada pubblica, aperta a molteplici usi da parte della cittadinanza in orario extra-scolastico, ma è anche percorso che consente l’accesso al centro civico (auditorium/teatro, biblioteca e palestra); quest’ultimo insieme alla strada coperta rappresenta, infatti, la spina dorsale di tutto l’intervento. Il centro civico e la strada/agorà diventano il cuore di tutto l’intervento, posti in posizione baricentrica rispetto alle scuole sono, infatti, facilmente utilizzabili dai ragazzi e dai bambini della scuola ma anche dalla comunità tutta.