luogo: Arezzo, Italy
cliente: Provincia di Arezzo
superficie territoriale: 19.421 m²
superficie costruitta: 3.720 m²
Le istituzioni richiedono forme che ne trasmettano l'autorevolezza. Ma non dobbiamo scordare che esse appartengono ai cittadini e che il principio di autorità si fonde con il diritto a partecipare, con l'esercizio delle libertà. In un primo momento è sembrato di poter attribuire all'impianto quadrilatero di un palazzo rinascimentale italiano, quei valori simbolici in grado di esprimere l'esercizio dell'amministrazione civile: ancor più ad Arezzo, che appartiene a quell'area e a quelle comunità orgogliose, dove storicamente sono sorte le libertà e le istituzioni comunali, le stesse comunità che hanno inventato la città, i suoi luoghi e lo spazio pubblico. Tuttavia l'idea della vivacità laboriosa e multiforme dei primi secoli del millennio, con la sua città continuamente variabile e molteplice, risulta distante dalle chiuse codificazioni del pensiero artistico rinascimentale - cui in fondo appartiene il palazzo italiano - come la dinamica dei contrasti democratici differisce dall'ordine aristocratico. Così, mi sono trovato a raccontare la storia del palazzo italiano cominciando dal fondo, facendo regredire una figura consolidata e introducendovi delle incertezze, in modo da accogliere una maggior dinamica sociale e ideale. Inoltre, quella stagione di grandi narrazioni pare esaurita, e il tempo sembra invece un po' ripetersi uguale a se stesso, in una sospensione fra passato e futuro, che ci obbliga tutti a vivere un eterno presente, accompagnati dalla banalità semplice e anche un po' infantile dei simboli quotidiani, e dall'illusione di un'onnipotenza in realtà inefficace. Per questo il palazzo arretra dal suo basamento e lascia una scalinata a suggerire di una passata monumentalità; il quadrilatero si spezza e si avvolge in una spirale, che contiene gli ambienti dell'amministrazione e delimita gli spazi pubblici. Le sue piazze sono trasformate in un percorso da vedere nel tempo, articolato in più luoghi, ordinati da una regola emisimmetrica, che obbliga i cittadini a percorrere, dall'interno della sua corte, la realtà del palazzo e, con ciò, lo rende vivo. Su un fronte i volumi si spezzano, come resti di una costruzione antica, sull'altro si sollevano, generando un grande, contemporaneo taglio. Arezzo, invero, è una città di spazi misurati, di presenze discrete e varietà ricomposte e ordinate, come le figure e i colori degli affreschi di Piero; la natura della città rimane incisa nelle piazze del suo centro storico; proprio quel particolare rapporto fra spazio pubblico, volumi e orografia - come nella piazza Grande - ha suggerito la forma del luogo centrale del progetto, ispirando una piazza-scalinata destinata a divenire un centro di informazione e di incontri, un luogo degli sguardi, insomma il vero cuore dell'organismo.